Omnia vincit amor
Concerto in-verso tra amore sacro e amor profano
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Coro Polifonico Universitario
piano Andreina Morra
Direttore Antonio Spagnolo
Palazzo Reale di Napoli
domenica 15 giugno 2008 ore 11

Presentazione di Gennaro Luongo
Un incontro tra amore sacro e amor profano, proposto ai visitatori degli ambienti storici di Palazzo Reale.
Tra musica e versi, con il tempo sospeso della poesia che prolunga e precede la polifonia dei canti.

Tema dello spettacolo sarà l'Amore, declinato musicalmente con le note antiche di Arbeau, Willaert, Des Prez, Mazzone, Bellasio, Guerrero, Gorczycki, Orlando di Lasso, Uncina e Sermisy e con i più moderni canti di Gabriel Fauré, Colemans e Hindemith fino al gioioso Leonard Bernstein.

Con la musica dialogheranno i testi di Enqvist, Rilke, De Luca, Pasolini, De André, fino ad Ovidio, Michelangelo e ad una scherzosa sorpresa conclusiva.

"Musica nel Palazzo del Re" di Massimo Lo Iacono
Nel gran palazzo del Re, tra storia e mito si intrecciano vicende di amori assai profani e cruenti, quelli per il potere, vicende di amori sensuali e travagliati, non liete sempre, per il possesso dell'anima, e del corpo certo, della persona desiderata ed inseguita, vicende intense e misteriose di amori in cui l'infinito non ha il volto di un uomo, o di una donna, non i contorni di territorio seppure immenso, la concretezza precaria di un trono. E la pittura, la musica la poesia hanno sempre con gioia raccontato tutto ciò, dando gioia a tutti coloro che guardano ed ascoltano i tormenti altrui, che sono di noi tutti. "Omnia vincit Amor". Procedono i visitatori del palazzo reale stregati dalla "Pavane" di Arbeau e guidati dalla parola dei poeti, dove l'incanto della bellezza - naturale o artistica - è riflesso della bellezza spirituale, e l'amore per l'altro è specchio dell'amore per Dio. Michelangelo tra estasi e tormento li accoglie, le musiche li seducono e li elevano, e li purificano perfino, perché li distraggono, per poco di sicuro magari, dai mali del quotidiano, con voci che vengono dai canti d'amore dell'Autunno del Medio evo, del Rinascimento, intrecciandosi la polifonia di ciascun pezzo con la polifonia degli altri in un grandioso contrappunto che celebra insieme le più varie forme di amore profano ed amore sacro. Trascorrono in successione gli incanti degli spazi fastosi e profani del Palazzo e delle musiche, della "Pavane" di Fauré (proposta nella rara variante con coro "ad libitum"), dei tormenti dello "Stabat" di Gorczycki, che si incontrano nella Cappella con gli intimi contrasti di Rilke e Pasolini. Fino alla serenità di Ovidio: "…fra loro, finché poterono, continuarono a parlare: "Addio, amore mio", dissero insieme e insieme la corteccia come un velo suggellò la loro bocca". E la musica di Huub De Lange racconta dell'amore che vince la morte in un canto tradizionale indiano. Serissimi o sbarazzini poi i canti trascinano fino al tripudio genuino, mondano, avrebbero detto gli antichi, del panteistico Leonard Bernstein, la cui vitalità, attraverso l'articolata sua ispirazione sembra avere superato e fuso ogni forma di amore sacro profano nell'amore, professato ad altissimi livelli e con ferma volontà di condivisone, perseguita con rara generosità, per la Musica.
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Recensione del critico musicale Massimo Lo Iacono al concerto